Si appartiene mai a qualcosa? Ad un posto, un libro, una casa, una terra o una famiglia. Che cosa significa realmente “appartenere”? Stare forse a proprio agio con tutto quello che ti circonda, perché quel piccolo universo si è adattato alle tue esigenze, oppure è esattamente il contrario, che sfinito, hai provato, riuscendoci, ad adattarti ad esso. E ancora, l’appartenenza è casuale e istintiva, oppure segna con l’evidenziatore un bisogno a cui non riesci a rinunciare, anche quando tutto il tuo raziocinio ti impone di strappare?
In questo periodo, ad esempio, mi sono adattata ad una panchina. La sento mia. Potrei dire che mi appartiene e anch’io sento che le appartengo. Tutte le mattine che porto il cane mi spingo fino al parco, attraverso il grande cancello e la guardo. E’ sempre vuota, mi aspetta ed io vado, mi siedo e mi godo quei momenti di silenzio assoluto. Osservo. I pini maestosi, i platani e alcune persone che fanno Tai Chi e penso che fra qualche settimana tutto questo, che oggi “mi appartiene”, non ci sarà più. La mia casa, la strada che percorro tutti i giorni, la mia famiglia acquisita ed anche la mia panchina e che dovrò cercare nuove cose da amare e che dovranno farmi stare bene come queste e penso anche che ci saranno giornate buie cui abituarmi, prima di trovare il mio angolo nuovo.
E si appartiene mai a qualcuno, che ti aspetta sempre, nonostante tutto, come la mia panchina? Come un padre, un fratello, un’amante. Qualcuno a cui appartieni nella mente e che non riesci a scacciare perché ti ha invaso, come il tuo piccolo universo fatto di niente.
Alla fine ho capito solo questo, mentre guardavo il mio platano trafitto dai raggi del sole: che non devi mai adattarti a nulla ed a nessuno, perché l’appartenenza è solo un’invenzione che può tenerti ancorata alla malinconia.
Saudade la chiamano i brasiliani, ma in fondo è solo una fottuta panchina!
Beh, l’appartenenza e l’adattarsi non sono negativi, sempre se fanno stare bene. =)
Ma diventano negativi quando sei costretto a staccare. E neppure negativi ma ricolmi di malinconia. Ma forse un nuovo inizio è soltanto l’opportunità di scoprire nuove appartenenze se riesci a superare la fase iniziale di smarrimento.
Punti di vista, la malinconia non è mica così brutta, significa che abbiamo momenti belli impressi nella mente, oltre che nel cuore. 🙂
Non lo dire a me…io sono Miss Paturnia!! 🙂
E’ il destino che lega e slega. Quante volte ho voluto cambiare senza riuscirci e quante volte invece il mutamento è stato perseguito. Il filo rosso della nostra vita non ci consente troppi scarti e follie; sembra che qualcosa o qualcuno ci riportino indietro. E’ strano e irrazionale, ma la mia esperienza mi dice che è quasi sempre così: qualcosa o qualcuno ci spinge sui binari giusti (o su quelli sbagliati) e non possiamo evitarlo.
I binari non sono mai giusti o sbagliati (non puoi mai saperlo prima di scendere dal treno) ma poi ti ritrovi sempre in una stazione diversa…e non sai mai dove comprare le sigarette!! E a volte ti viene proprio voglia di smettere di fumare e non scendere per niente. Ecco, io oggi non vorrei scendere!!
Sarai sempre riconoscente a quella panchina, lei ti ha abbracciato e sostenuto. Ti ha permesso di alzare lo sguardo verso il sole e gli alberi, ti ha aiutato a credere che esiste ancora la bellezza. Adesso devi alzarti e continuare il tuo cammino e lasciare che quella panchina faccia il suo “dovere” con qualche altra “anima in pena”. Sai quante ne troverà e quante ne ha già trovate prima di te? Il tuo vero angolo di pace è dentro di te; è quello che hai scoperto “fermandoti” un po’ a sedere e verrà via con te. Lascia andare la tua panchina. Oggi ho dovuto lasciare andare tre persone che mi hanno accompagnato in un viaggio dentro me stessa. E solo oggi li ho visti uomini…perchè parlavano di… CALCIO!!??! ohmiodio ma sono maschi!!!. Ho una lacrima per ognuno.
Grazie per quello che hai scritto, mi ha molto commossa, hai capito perfettamente lo stato d’animo di quei momenti di raccoglimento con me stessa. Certo può accadere dappertutto ma in quel posto e a quell’ora, si arricchisce di un valore diverso almeno per me. E’ un periodo strano, cupo ma pieno di promesse, ma la paura di “lasciare andare” è quasi insostenibile. Anche se quello che hai scritto mi insegna molto: non lasci mai andare ma custodisci dentro te stessa un grande affetto che innaffi a volte con le lacrime.
e tu mi hai insegnato a capire quello che ho scritto! ecco perchè è così appagante, a volte, piangere. è così. grazie.
🙂 ❤