Certe volte ci penso a come potrebbe essere la mia vita se non fossi quella che sono. Con le mie manie e quelle piccole stupide convinzioni che fanno di me una che sa quel che dice, mentre in realtà e dentro di me, nello stesso istante, si sviluppa la convinzione che non so un cazzo dell’argomento in questione e nemmeno dell’effetto serra (tutti sanno qualcosa dell’effetto serra!). Non è finzione. Non è neppure intelligenza esagerata. Io vivo d’intuizione. Sono come un animale (braccato) che sopravvive tra i rovi evitando le spine e nutrendosi di foglie. A volte calzo il ruolo, a volte vado fuori tema. Esco da me stessa e mi osservo statica e vedo una donnetta che si arroga il diritto di essere se stessa. Senza alcuna preparazione. Una piccola sprovveduta. Mi guardo indietro e mi spavento: ho perso tutta l’arroganza della giovane età, quando mi bastava guardarmi in uno specchio per decidere di meritare di meglio; una vita migliore dei miei genitori, dei soldi in più, un salto nella scala sociale, un diritto per esprimermi, un rovescio per tacere. Facevo manifestazioni, amavo il cervello di quelli che mi accompagnavano, credevo che le mie polacchine e il mio zaino militare avrebbero cambiato il mondo. Oggi mi ritrovo seduta a un tavolo di ristorante (mediamente costoso ma di sinistra) a consultare il meteo e il tempo che ci vuole per andare a Roma a manifestare. E dentro me stessa so di non volerne mezza di questa storia. Sono stanca e arresa. Voglio chiudere il cerchio e lasciare spazio al divenire. E arrendermi anche al trascorrere degli anni e smettere di combattere la mia età e le mie rughe e la mia cellulite e la mia faccia da eterna ragazzina. Voglio essere una donna di cinquant’anni che ha marciato contro tutto quello che sembrava ingiusto, che ha preso manganellate in testa (vere e virtuali), che ha corso inseguita dai poliziotti e dalle responsabilità e che ha corso inseguita da altro cui aveva smesso di credere.
Rido di questa moda del momento, di questa insulsa rivendicazione femminile che ci porta ad accompagnarci a uomini più giovani della nostra età. Ragazzini che ci guardano con aria interrogativa chiedendoci com’erano quegli anni prima del loro concepimento. Ritratti sfocati dello stereotipo maschile. E allora le vedi queste sempreverdi che si gonfiano come canotti e si ammazzano di palestra per essere a livello e per non farsi fottere dalla vent’enne di turno.
Sono come il mio ex marito… perché lui sì, e a me cosa manca?
Il cervello, risponderei. Ma non rispondo. Mi astengo. E così facendo per la politica, per i sentimenti, per lo stato sociale, ho scoperto che mi sto spegnendo… a poco a poco…
Che meraviglioso spaccato di pensieri e società!
Grazie. Da donna a donna. 🙂
L’ha ribloggato su Scelti per voi.
Una bella testimonianza, rossodipersia. Anch’io mi sono scoperto a meditare sul fallimento di una generazione, la mia, e ho capito che si era lasciata incanalare dal sistema verso proteste indolori e inefficaci, in un gioco di contrapposizione tra poveri, divisi astutamente dal sistema in poveri di destra e di sinistra. Tanti di noi invece venivano acquistati dal sistema e distribuiti all’interno di carriere lautamente retribuite. Ho capito che le manifestazioni erano una concessione ipocrita del potere e che non valeva la pena di andare alla recita e di prendere le manganellate. L’unica arma reale sarebbe stata la scrittura, il raccontare fuori dagli schemi e dalle ipocrisie accettati e dominanti. Solo che, se scrivi qualcosa d’imprevisto e non controllabile, il sistema funziona come un muro di gomma. Quello che scrivi non viene pubblicato, oppure viene bloccato e non distribuito. Se malgrado tutto cìè il rischio che le tue idee si diffondano, allora il potere getta la maschera e ti fa eliminare, fisicamente, da qualche picchiatore assoldato o da qualche cecchino invisibile.
Quanto alle mode del momento, non dobbiamo preoccuparcene. Ovviamente i ragazzi sono attratti dalle donne “vissute”, anche perché le coetanee non li guardano nemmeno, impegnate come sono a far carriera grazie all’aiuto di vecchietti di successo. Cercare di avere quel che piace non è un delitto. Forse anch’io, se fossi un intellettuale di sinistra chic con un buon contratto da giornalista o una carriera politica alle spalle o un professionista di successo o un imprenditore paraberlusconiano senza debiti, avrei già cambiato varie mogli e andrei a cena con ragazzette di 20-30 anni. Se uno se lo può permettere…
Vero quello che dici. Mi guardo intorno e mi ripeto che non posso e non devo lamentarmi, anzi, devo essere felice di far parte del sistema ben retribuito, eppure mi sento isolata da tutto e vuota dentro. Ho aperto gli occhi, ho guardato, e li ho richiusi per non vedere. Mi sento addomesticata.
sono la cugina di Mariagrazia ho molto apprezzato ciò che hai scritto sia per il contenuto che per il modo anche io mi sento un pochino stanca é come se mi volessi sedere e vedere la vita scorrere senza darmi da fare per farla girare al meglio voglio vedere che sanno fare gli altri…!?
Ciao Stefania, sono contenta che Mg ci abbia messo in contatto e che il post ti sia piaciuto. Se siamo coetanee immagino che questa sottile delusione per lo stato delle cose, in questo periodo storico, appartenga un po’ a tutti noi. Stare a guardare non risolve, ma anch’io spesso mi ripeto “beh, adesso fate voi!”.
E questo è quanto.. tutto i desideri ed i percorsi, individuali.
E questo è tanto se mi guardo indietro. Ma non ho vinto. Purtroppo mi hanno vinta!
Non ci credo o, se posso, non lo pensare definitivo. Alcune sconfitte, come alcune vittorie, sono solo apparenti. Quello che conta è ritrovare e ritrovarsi in un quotidiano che valga individualmente.
E trovare altre forme di comunicazione che possano ugualmente denunciare un disagio o una prevaricazione. È vero quello che dici. Grazie!
Io credo i geni artigiani del pensiero. Chè spesso partono da un’intuizione. 🙂
Questo post è da brividi, per come è scritto, per quello che suscita.
Però mi fa incazzare ‘sta storia che dici che ti stai spegnendo, questa rassegnazione, oh, cazzo fai?
Sei così intelligente da capire che è pieno di ristoranti medimente costosi frequentati da radical chic, hai fatto quello che volevi fare, quando era il momento, hai fatto le tue battaglie, quelle in cui credevi, le tue manifestazioni, quello che non ho mai fatto io, per dire, e allora? Siamo qui, tutti insieme, con età diverse a dire la nostra, non è fantastico? Troveremo il nostro amore, quello adatto a noi, non è fantastico?
Quelle che facciamo qui, su wp, sono piccole battaglie, come quelle che facevi tu in piazza, e ogni tanto parliamo pure d’amore, come facevi tu in piazza…
Bello il tuo commento. È pieno di speranza, di fratellanza, di amore cosmico… ti direi se fossimo a Woodstock 🙂
La mia non è rassegnazione del vivere, ma dell’accettare quello che sono diventata (anch’io radical chic? Orrore!), una che dice “ok” e passa oltre nei confronti delle ingiustizie sociali e che dice “giammai” nel rischiare sui sentimenti.
Però mi piace parlare d’amore…
Secondo me non ti stai spegnendo, anzi, sei sulla via – quasi sempre senza ritorno – dell’autoironia. E la sensazione di non aver capito un cazzo ce l’hanno quelli di cui nella vita ti puoi davvero fidare. Io la penso così
e questo è un Signor commento! Mai fidarsi di chi non ride di se stesso: io in questo sono una maestra… anche troppo a volte.
Grazie del commento, meglio di una seduta 🙂
Addirittura! Grazie mille 🙂
bello spaccato di mezz’età impegnata. mi ci ritrovo in pieno, non fosse per quello spegnersi poco a poco, sai che poi la fiamma si rianima come niente, basta che cambi un po’ di vento 🙂