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Archive for aprile 2012

Chi l’ha detto che le date

non sono importanti.

Le date segnano il ritmo

della nostra vita.

Scandiscono i bisogni.

Rintracciano i sogni.

Tracciano le strade

che dovrai percorrere di nuovo

quando ti svegli dal torpore

e cerchi un indizio

nella tua memoria.

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Sono seduta nella sala d’aspetto di una stazione. Non riesco a stare ferma. Mi alzo mi risiedo sistemo la camicia poi mi rialzo esco fuori a fumare ma fumare non mi va e poi ho giurato di smettere ma poi per chi e quando l’ho giurato e poi non ci credo ai giuramenti che l’ho giurato a fare. Tanta gente giura. Lo fanno tutti, anche mentre ti stritolano la vita, anche quando sanno che non ti vedranno mai più ti giurano che ci saranno sempre. Non dovevo venire, lo sapevo, ho fatto una cazzata. Rientro mi risiedo riapro il libro ma non leggo invece penso e penso che ho fatto proprio una cazzata: non dovevo venire. Scarto un Kinder Bueno lo azzanno ma poi penso che diventerò anch’io “tutta ciccia e brufoli” come la ritardata della pubblicità però non mangio da due giorni e in realtà non mi entra neppure questa merendina con le gobbe che se la guardi bene ti passa proprio la voglia. Non mangio mai quando mi sento a disagio, non mi entrano le cose in bocca e quello era già un segnale bello e buono: due giorni a nutrirmi come un canarino! Una volta avevo una storia con un uomo che non vedevo in tutta la sua strisciante personalità da superverme, però mi succedeva che non riuscivo mai a mangiarci assieme, ogni volta che andavamo a cena fuori era un’autentica sofferenza. Poi tornavo a casa e mi svuotavo il frigorifero. Quando l’ho lasciato e lui mi ha chiesto la “motivazione principale”, sì ha detto proprio così “motivazione principale”, gli ho risposto che lo abbandonavo per sopravvivenza e Dio sa che ero sincera! Certo potevo anche dirgli per il suo modo di esprimersi, che significa motivazione principale, perché le secondarie non sono altrettanto importanti? Guardo l’orologio, manca ancora un’ora all’arrivo del treno. E mi chiedo per quale motivazione principale secondaria e definitiva invece lascerò quest’ultimo. Vi capita mai di pensare a quante persone avete conosciuto in tutta la vostra vita, di quanta gente affolla la vostra mente, di quanta ne è passata senza lasciare traccia e di quanta invece ha lasciato solchi profondi. Alla fine non si impara mai dalle esperienze, dai primi segnali e si continua a non vedere. Ecco, sono stanca di non ascoltare il mio corpo, lo lascerò per questo: perché la mia mente è troppo affollata e il mio stomaco troppo vuoto! A me sembra buona come “motivazione principale” semmai me ne chiedesse una!

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E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il “tutto completo” delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
né ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
né qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
né la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.

                                               (J. Cortazar)

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Non lo so  se è vero

che sono qui  nel mio tempo

a rimettere insieme pezzi

di un futuro smarrito.

Non lo so se è vero

che combatto

sola e immobile

in una pagina dimenticata.

Non lo so se devo smettere

di cercare

e ricordare

e sfuggire

come oggi e ieri

spingendo indietro

il mio segreto.

Non lo so se posso

permettermi

il lusso estremo

di queste scarpe rosse.

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Oggi sono tornate le rondini … e per me è sempre un buon presagio!

 

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Ho cominciato a fare gli elenchi. Da qualche giorno. Come quelli di Nanni Moretti nel film Caos Calmo. Ad un certo punto, quando sento che non ce la posso fare, che non posso resistere, recito un elenco.  Non ho una preferenza di categoria e quantità, navigo nella mia vita a ritroso e cerco qualcosa che mi appartiene: tutte le case che ho abitato, i gusti delle pizze che ho mangiato, gli amici che ho smarrito, le storie che avrei voluto avere e non ho avuto e quelle che potevo evitarmi.

 Lo faccio in silenzio nella mia mente, mentre parlo con gli altri, oppure guido o faccio altro, ultimamente mi capita, però, di recitarli sottovoce come una litania e questo comincia a preoccuparmi: parlare da soli non è proprio il massimo!

Lo faccio per “non ricordare”, non per dimenticare, ma semplicemente per spostare un ricordo doloroso quando mi assale. Appena la memoria devìa su quel ricordo, io parto con l’elenco. Così riesco a rimanere distante, a mantenere il mio personale caos calmo.

Elenco di tutte le città che ho visitato …… e giù la lista!

Elenco di tutti gli animali a quattro zampe che ho amato ….. e giù i lucciconi!

Elenco di tutti quelli “a due zampe” che ho finito per odiare  …… e giù la cazzimma!

Anche oggi è capitato, mentre ero lì a farmi tatuare la nuca, per sopportare il dolore ho cercato qualcosa di più impegnativo e sono scivolata sui compleanni, perché tra pochi giorni sarà il mio di compleanno e segnerà un limite invalicabile tra la donna che può permettersi ancora di sbagliare e quella che dovrà fare i conti con il tempo che le resta e non sprecarlo. 

Elenco di tutti i compleanni felici che ricordo …

Quelli quando senti che non vorresti essere mai altrove e altro, che stai vivendo esattamente quello che vuoi vivere, quelli dei tuoi occhi che vedono esattamente ciò che vogliono vedere, che sei dentro te stessa come non mai, che sei in pace con il mondo e nulla può scalfire la tua aura.

Elenco di tutti i compleanni felici che ricordo …

Tutti i compleanni felici che ricordo …

“Ok ci siamo quasi, ancora dieci minuti e abbiamo finito, c’è voluta un’ora ma il tatuaggio è perfetto, splendido!”

….. Tutti i compleanni felici che ricordo ………?

Vabbè, ho capito!

Elenco di tutti i film più belli che ho visto …. Il Grande Lebowski … Bagdad Cafè … The Way We Were … Un Cuore in Inverno …………………….

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La mia tattica è
guardarti
imparare come sei
amarti come sei

la mia tattica è
parlarti
e ascoltarti
costruire con le parole
un ponte indistruttibile

la mia tattica è rimanere
nel tuo ricordo
non so come né so
con quale pretesto
ma rimanere in te

la mia tattica è
essere franco
e sapere che sei franca
e che non ci vendiamo
simulacri
affinché tra noi due
non vi sia un sipario
né abissi

la mia strategia è
invece
più profonda e più
semplice

la mia strategia è
che un giorno qualsiasi
non so come né so
con quale pretesto
alla fine tu abbia bisogno di me

(M. Benedetti)

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Ieri sono fuggita presto dal lavoro. Era l’ultima giornata di sole, questo almeno recitava il meteo, ed io avevo troppa urgenza di mare. Ho preso il mio cane e ho cominciato a camminare sulla battigia senza iPod e telefonini, cercando solo di essere presente a me stessa, di essere lì in quel momento immersa nel silenzio della spiaggia deserta.

Per chi non vive il mare, è quasi impossibile capire questa necessità vitale. Sentire l’urgenza di essere parte delle onde di percepirne il rumore di farsi arrivare l’acqua a lambire le scarpe di guardare l’orizzonte di tornare adolescenti e raccogliere conchiglie e giocare con il cane e gettarsi a terra con la testa nella sabbia. Chi non vive il mare non ne percepisce i fragori e i colori che spesso sono quelli che ti porti dentro.

Camminando lentamente incrocio una coppia che incurante della mia presenza inizia a litigare furiosamente, intuisco dalle mezze frasi che lui l’ha fatta grossa, che ha tradito, forse non fisicamente ma ha perpetrato un tradimento psicologico, di quelli che ti fanno guardare in faccia l’altro come se fosse uno sconosciuto, con la bocca semiaperta per lo stupore di non averlo smascherato prima. Lei non piangeva ma le tremavano le mani.

“Come hai potuto farmi questo” lo guardava dritto negli occhi, con un tono da rabbia contenuta a stento.

“Ma non ho fatto niente di niente, lo vuoi capire? Era solo un gioco, una sciocchezza, lo sai che sono un cazzone. Ma sai anche che amo solo te e che le altre non significano niente”

“Come non significano niente, io non riesco neppure a guardarlo un altro e tu dici “ti amo” ad una sconosciuta per giocare a fare il seduttore del cazzo, ma intanto ami me? Ma chi sei, come quegli uomini che la sera vanno al bar si ubriacano tornano a casa picchiano la moglie e dopo le chiedono scusa dicendo che l’hanno picchiata per amore? Ma cosa cazzo sei, un pazzo?

“No, è che tu sei una stronza egoista questa la verità, non posso più esprimermi, essere me stesso: tu vuoi tutto e sempre di più e non ti accontenti. Mi stai annientando con la tua gelosia! Non ne posso più”

Non sentivo quasi più nulla, ora urlavano, mentre si dirigevano nella parte opposta alla mia. Ma questo “incidente” mi ha fatto venire alla mente una persona che ho conosciuto molto tempo fa, quando ancora credevo che gli uomini fossero i loro pensieri e le loro parole e non dei cliché di un retaggio culturale da predatori narcisisti.

Questa persona per l’appunto, troppo intelligente, possiede il dono della parola e della narrazione, con cui assolve tutti, ma soprattutto se stesso e questo lo espone alle sollecitazioni del suo ego. E’ un ricercatore di vite, un narratore solitario. Se fosse intonato, sarebbe un cantastorie di quelli che giravano nelle piazze con il papiro illustrato, invece è solo uno che si nutre della vita altrui: tutto per una storia decente, anche il dolore degli altri. Anche se in fondo non è un perfido, è solo una sanguisuga dell’amore con una capacità superiore a scovare le debolezze altrui, ad entrare a gamba tesa nella vita degli altri a rendersi insostituibile per poi cercare altrove altre conferme, altre storie altro amore altre vite da raccontare. Molti, quelli più scaltri, capiscono subito il gioco ed imparano a giocare, altri ci credono e si bruciano le menti. Io appartengo alla seconda categoria.

Ed è anche inutile alla fine cercare di spiegargli quanto dolore ha procurato, perché capirlo per lui, non è accettabile. Questi uomini credono fermamente in quello che dicono quando lo dicono, sono presenti e fermamente convinti di provare l’emozione dell’amore, al punto da ritenerti anche responsabile di tradimento per essere fuggita via terrorizzata dalla sua promiscuità amorosa. Questi uomini non vogliono capire che il tradimento più assoluto per una donna, più violento di quello fisico, è non essere riconosciuta e amata per la propria unicità. E’ questo che ti brucia la mente che ti destabilizza che ti accomuna ad altre mille persone che ti rende una tacca in più sulla sponda della loro vita. E all’inizio li odi quando pensi che ti abbiano usata, ma solo in seguito ne intuisci la disperazione, di uomini che non sanno amare e non sono mai stati amati veramente anche se spesso si illudono del contrario e accusano sempre gli altri per la loro solitudine.

Sono persone che pensano di essere sempre in credito con la vita e lasciano scie di cadaveri a terra, ma sanno perfettamente, anche se inconsciamente, che stanno soltanto ammazzando se stessi.

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Cammino lentamente

muovo piano la testa.

Nei miei eterni rifiuti

parlo sottovoce.

Osservo le giornate

con lento stupore.

Ti trattengo.

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Ho letto

che la rabbia

è solo la manifestazione

di un bisogno mancato.

Io credo

che sia soltanto

la consapevolezza

di aver cercato

un bi-sogno

a chi non ne aveva

neppure per se stesso

…ed è per questo che le donne si tagliano i capelli!

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