Ieri sono fuggita presto dal lavoro. Era l’ultima giornata di sole, questo almeno recitava il meteo, ed io avevo troppa urgenza di mare. Ho preso il mio cane e ho cominciato a camminare sulla battigia senza iPod e telefonini, cercando solo di essere presente a me stessa, di essere lì in quel momento immersa nel silenzio della spiaggia deserta.
Per chi non vive il mare, è quasi impossibile capire questa necessità vitale. Sentire l’urgenza di essere parte delle onde di percepirne il rumore di farsi arrivare l’acqua a lambire le scarpe di guardare l’orizzonte di tornare adolescenti e raccogliere conchiglie e giocare con il cane e gettarsi a terra con la testa nella sabbia. Chi non vive il mare non ne percepisce i fragori e i colori che spesso sono quelli che ti porti dentro.
Camminando lentamente incrocio una coppia che incurante della mia presenza inizia a litigare furiosamente, intuisco dalle mezze frasi che lui l’ha fatta grossa, che ha tradito, forse non fisicamente ma ha perpetrato un tradimento psicologico, di quelli che ti fanno guardare in faccia l’altro come se fosse uno sconosciuto, con la bocca semiaperta per lo stupore di non averlo smascherato prima. Lei non piangeva ma le tremavano le mani.
“Come hai potuto farmi questo” lo guardava dritto negli occhi, con un tono da rabbia contenuta a stento.
“Ma non ho fatto niente di niente, lo vuoi capire? Era solo un gioco, una sciocchezza, lo sai che sono un cazzone. Ma sai anche che amo solo te e che le altre non significano niente”
“Come non significano niente, io non riesco neppure a guardarlo un altro e tu dici “ti amo” ad una sconosciuta per giocare a fare il seduttore del cazzo, ma intanto ami me? Ma chi sei, come quegli uomini che la sera vanno al bar si ubriacano tornano a casa picchiano la moglie e dopo le chiedono scusa dicendo che l’hanno picchiata per amore? Ma cosa cazzo sei, un pazzo?
“No, è che tu sei una stronza egoista questa la verità, non posso più esprimermi, essere me stesso: tu vuoi tutto e sempre di più e non ti accontenti. Mi stai annientando con la tua gelosia! Non ne posso più”
Non sentivo quasi più nulla, ora urlavano, mentre si dirigevano nella parte opposta alla mia. Ma questo “incidente” mi ha fatto venire alla mente una persona che ho conosciuto molto tempo fa, quando ancora credevo che gli uomini fossero i loro pensieri e le loro parole e non dei cliché di un retaggio culturale da predatori narcisisti.
Questa persona per l’appunto, troppo intelligente, possiede il dono della parola e della narrazione, con cui assolve tutti, ma soprattutto se stesso e questo lo espone alle sollecitazioni del suo ego. E’ un ricercatore di vite, un narratore solitario. Se fosse intonato, sarebbe un cantastorie di quelli che giravano nelle piazze con il papiro illustrato, invece è solo uno che si nutre della vita altrui: tutto per una storia decente, anche il dolore degli altri. Anche se in fondo non è un perfido, è solo una sanguisuga dell’amore con una capacità superiore a scovare le debolezze altrui, ad entrare a gamba tesa nella vita degli altri a rendersi insostituibile per poi cercare altrove altre conferme, altre storie altro amore altre vite da raccontare. Molti, quelli più scaltri, capiscono subito il gioco ed imparano a giocare, altri ci credono e si bruciano le menti. Io appartengo alla seconda categoria.
Ed è anche inutile alla fine cercare di spiegargli quanto dolore ha procurato, perché capirlo per lui, non è accettabile. Questi uomini credono fermamente in quello che dicono quando lo dicono, sono presenti e fermamente convinti di provare l’emozione dell’amore, al punto da ritenerti anche responsabile di tradimento per essere fuggita via terrorizzata dalla sua promiscuità amorosa. Questi uomini non vogliono capire che il tradimento più assoluto per una donna, più violento di quello fisico, è non essere riconosciuta e amata per la propria unicità. E’ questo che ti brucia la mente che ti destabilizza che ti accomuna ad altre mille persone che ti rende una tacca in più sulla sponda della loro vita. E all’inizio li odi quando pensi che ti abbiano usata, ma solo in seguito ne intuisci la disperazione, di uomini che non sanno amare e non sono mai stati amati veramente anche se spesso si illudono del contrario e accusano sempre gli altri per la loro solitudine.
Sono persone che pensano di essere sempre in credito con la vita e lasciano scie di cadaveri a terra, ma sanno perfettamente, anche se inconsciamente, che stanno soltanto ammazzando se stessi.
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